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Dolcetti, da Simeone alla mostra personale "Resoconto"

Redazione

Intitolata come il fortunato romanzo di Rachel Cusk, Resoconto, l’esposizione coniuga la modalità espressiva del flusso di coscienza con lo stupore quotidiano di avere a che fare con un linguaggio antico, eppure in continua...

Intitolata come il fortunato romanzo di Rachel Cusk, Resoconto, l’esposizione coniuga la modalità espressiva del flusso di coscienza con lo stupore quotidiano di avere a che fare con un linguaggio antico, eppure in continua evoluzione: il disegno. Disegnare significa recitare un monologo interiore composto di frammenti disordinatamente appuntati su fogli sparsi e quaderni, da selezionare e fotografare per poi condividere su piattaforme, sociali e non, i più significativi.

Cambiano i supporti ma non il senso della narrazione, che procede secondo intervalli e punti di discontinuità: disegni al tratto, talvolta a colori e di formati diversi, testimoniano il soffermarsi dello sguardo su alcuni dettagli. Tra questi figurano una stanza d’hotel, dimora provvisoria per eccellenza, volti da restituire in ritratto, che spaziano dal personaggio ignoto seduto al tavolino del bar sino a visi famosi da tutti riconoscibili. Qualsiasi particolare è degno di attirare la nostra attenzione: il disegno, in fondo, altro non è che l’appunto in presa diretta della vita, trattenuto nella memoria labile e perciò reinterpretato alla luce del vissuto soggettivo e incomparabile di ogni persona.

Si tratta ora di svelare chi sia l’autore di questi disegni, che si vedono esposti secondo una sapiente selezione tratta dal ricco materiale di repertorio. Aldo Dolcetti è uno sportivo, ex calciatore e allenatore, che ama definirsi “collaboratore tecnico dietro le quinte”. Da cinque anni è tornato a Torino dove ebbe inizio la sua carriera sportiva. Bresciano, classe 1966, Dolcetti è stato un centrocampista di talento, di piede sinistro, cresciuto nelle giovanili della Juventus; ha proseguito il suo percorso in serie A indossando per un decennio le maglie del Pisa e del Cesena. Successivamente si è dedicato alla carriera tecnica, che implica competenze trasversali, tra cui la capacità di adoperare nuovi linguaggi, saper viaggiare con la consapevolezza di trovarsi di fronte ad un registro comunicativo in costante mutamento. Attualmente lavora nello staff tecnico di Massimiliano Allegri; a Torino, per la prima volta, Aldo Dolcetti espone una “raccolta” delle sue opere su carta.

Il suo linguaggio cresce grazie al talento, alla predisposizione e all’esercizio quotidiano. Aldo, tra le numerose trasferte, dopo ogni allenamento, fissa sul suo taccuino il resoconto emotivo di ciò su cui si è poggiato il suo sguardo: a seconda del tempo a disposizione, il risultato è una serie di disegni a volte estremamente dettagliati, altre poco più che abbozzati, segno di un’immediatezza non ricercata o di una volontà manifesta di soffermarsi sul particolare.

Confessa, inoltre, di avere dipinto e disegnato da sempre e di avere scoperto i classici del primo ‘900 per poi affinare il proprio gusto osservando lo stile di Lucien Freud, David Hockney, John Currin, Alice Neel; i pittori neo-figurativi hanno esercitato su Dolcetti un fascino particolare, in quanto “rivendicano il primato del segno e della persona”. L’artista apprezza la capacità analitica e osservativa, la curiosità declinata in ogni sua forma e manifestazione, l’interesse per i risvolti psicofisici delle persone, la morbosità nascosta sulla donna –eros: “mi piacciono i dettagli e ciò che ispirano luoghi, viaggi, trasferte e ritiri”.

Girovago del pallone, prima giocato poi “tecnicamente architettato”, Aldo Dolcetti considera la mostra a Torino un necessario Resoconto dell’esperienza di questa prima fase della vita e, chissà, “per poi fare qualcosa di serio” - afferma scherzando.

Ad un’attenta analisi, l’arte e il calcio hanno più di un legame, ma questo non è un semplice percorso didascalico-illustrativo e neppure un parallelismo stilistico, per il quale ad un passaggio potrebbe corrispondere un gesto e a un possibile goal chissà quale bizzarra, esultante pennellata.

Questo percorso narra una storia vera, vissuta con coerenza e i disegni che la raccontano, inscenando un mondo di frammenti, hanno pieno diritto di cittadinanza all’interno del mondo dell’arte. Corriere dello Sport.