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Non mi sto appassionando al Mondiale femminile eppure mi ritrovo a seguire con piacere tutte le partite, non solo quelle dell’Italia: ho scoperto di avere un debole calcistico per Valentina Cernoia che gioca come un maschio (mi scuso per l’inelegante semplificazione).
Vent’anni fa, quando diressi per la prima volta il Guerin sportivo, riservai due pagine alla settimana al calciodonne ingaggiando Martina Angelini, che oggi è la miglior commentatrice di Sky. Ebbi però qualche problemino con numerose praticanti, per via della pubblicazione della lettera della madre di una giovane marchigiana che accusava alcune compagne di squadra della figlia di “nonnismo” e addirittura di molestie sessuali (mai provate). Due anni fa, infine - sono in piena fase autocritica - per non farmi mancare nulla rimediai dall’Usigrai l’accusa di sessismo: alla Domenica sportiva avevo detto a Patrizia Panico, tecnico pro tempore della Under 16, che un’allenatrice non avrebbe potuto aggiungere nulla al calcio professionistico maschile.
Insomma, all’inizio di questo Mondiale non figuravo certamente tra i sostenitori dell’evento. Le azzurre di Milena Bertolini mi hanno fatto cambiare opinione. Non con lo spettacolo, anche se hanno compiuto progressi notevoli (Olanda, Germania, Inghilterra, Canada e Stati Uniti sono ancora più avanti) bensì con i comportamenti, con l’atteggiamento tenuto in campo: subiscono il fallo e si rialzano, non protestano platealmente per un errore arbitrale, non circondando il direttore di gara per tentare di intimorirlo, attendono serenamente le decisioni del Var, non simulano, non perdono tempo. Giocano. Per sé stesse: per passione.
Ieri, dopo aver visto l’Under 21 di professionisti valutati milioni, Alberto Polverosi mi ha inviato questo sms: “Dovremmo fare un pezzetto per tirare le orecchie a questi ragazzi. Kean sostituito a Bologna che scuote la testa quando esce; Kean e Zaniolo che vengono esclusi da Di Biagio per essersi presentati in ritardo alla riunione tecnica; Cutrone che segna e fa gesti assurdi; Chiesa che pesta la mano a un avversario. Ragazzi, datevi una calmata perché così non va bene”.
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La calmata non è sufficiente, suggerisco un passo indietro che ne vale dieci in avanti: seguano l’esempio delle donne. Delle nostre (non delle camerunensi). Che il calcio lo fanno meglio. Corriere dello Sport.
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