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La "caduta" di Mertens dall’Olimpo. Mai titolare e mai centravanti

Redazione

NAPOLI – Incredibile ma Mertens. Il principe del gol azzurro delle ultime due stagioni, con 56 reti nel carnet, che dopo quella sorta di diritto divino al campo riconosciutogli da Sarri è ripiombato all’improvviso sulla terra. E...

NAPOLI - Incredibile ma Mertens. Il principe del gol azzurro delle ultime due stagioni, con 56 reti nel carnet, che dopo quella sorta di diritto divino al campo riconosciutogli da Sarri è ripiombato all’improvviso sulla terra. E in panchina. Già, l’Olimpo con Ancelotti non esiste più per nessuno, anche per lui: tre gare di campionato e altrettante casacche da riserva. E non solo: salvo qualche scampolo della sfida con il Milan, in cui s’è mosso a ridosso di Milik, quando è entrato Dries ha giocato sistematicamente da esterno sinistro del tridente. Vecchia maniera e mai da centravanti, la posizione che più preferisce in assoluto e che ha fatto sua, rifiutando categoricamente il titolo di “falso nueve”, dopo il primo infortunio di Milik. Paradossalmente la fortuna sua e del Napoli: l’origine di quei 56 gol, 57 se aggiungiamo quello della vittoria sul Milan alla seconda giornata, che l’hanno spedito sull’Olimpo che fu.

SORPRESA - La storia di Mertens. Una storia un po’ strana, sì, che però non può ancora definirsi un caso: fu lui stesso, dopo i tuoni e i fulmini con i rossoneri al San Paolo, ad ammettere pubblicamente la stanchezza accumulata al Mondiale con il Belgio, ma tutto sommato resta la sorpresa di non averlo mai visto in campo dal primo minuto sin dall’inizio della stagione. A dirla tutta anche nel secondo tempo con la Samp, partendo da sinistra al posto di Insigne e insieme con Milik e Ounas, non ha dimostrato la consueta incisività davanti al portiere, però rispetto agli illustri colleghi Lorenzino e Arek è parso quantomeno più vivo. Più vivace.

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SOLUZIONE - Tossine russe a parte, probabilmente Mertens sta anche pagando il rientro posticipato rispetto ai compagni e dunque il ritardo nell’inserimento nel nuovo sistema di Ancelotti che, sin dall’ultima fase del ritiro di Dimaro, sta lavorando sulla rigenerazione di Milik, forse un prototipo di centravanti più adatto alle sue idee di calcio. Fermo restando che prima o poi questa situazione dovrà arrivare alla svolta definitiva: o Dries tornerà in pianta stabile a fare l’esterno del tridente e a riaccendere la rivalità con Insigne, salvo sostituire Arek quando il turnover riguarderà anche lui, oppure Carletto comincerà seriamente a pensare di impiegarlo con maggiore continuità nella posizione in cui nelle ultime due stagioni ha collezionato i famosissimi 56 gol (34 e 22). Magari già con la Fiorentina. Tutto dipenderà da come rientrerà dopo gli impegni con la Nazionale belga e magari anche da quanto Milik giocherà con la Polonia: i 270 minuti accumulati finora, le trasferte e le gare internazionali non possono essere ignorati alla luce delle conseguenze dell’ultimo infortunio. Si vedrà: per ora la gerarchia è definita. E, a quanto pare, anche i ruoli.

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