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L’ America è proprio un’altra terra per il calcio. Nel momento in cui si materializza Pepito Rossi, l’uomo che nel 2013, con la maglia della Fiorentina, ribaltò la Juve con una fantastica tripletta in un quarto d’ora, sugli schermi Mandzukic porta in vantaggio i bianconeri. «Come mi hanno accolto? - dice Rossi, le mani in tasca, la barba cresciuta, in piedi in un angolo, mentre tutti esultano - non lo so, forse non se ne sono accorti». Anche se fosse, non è l’Italia. Gli Stati Uniti sono la catarsi della nostra Serie A. Da Flatbush Avenue spazzata dal vento gelido del pomeriggio alla notte di Torino nello spazio di un minuto.
Il tempo di entrare al Barclays Center di Brooklyn, salire il primo piano e entrare nella sala del club 40/40, il pub dei Nets: a destra il forum del basket illuminato con il cubo centrale tutto illuminato e la scritta Juventus, a sinistra il pub techno con gli schermi sintonizzati sulla partita. E’ la nuova frontiera americana che la Juve ha aperto per prima, rispetto al resto del calcio italiano: portare il proprio brand e il calcio nei templi dello sport americano, come la casa dei Brooklyn Nets, non a caso bianconeri. La stagione estiva delle amichevoli non basta più, servono nuovi modi di allargare i confini e la Juve ci sta lavorando, per preparare il terreno al vero obiettivo: giocare qui le partite vere. Corriere dello Sport.
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