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Roma, 5 set – I numeri dell’ultima sessione di calciomercato sono importanti perché gli investimenti hanno superato il miliardo di euro, per l’esattezza, 1037,37 milioni: mai visti tanti soldi in Italia. Ma i numeri non dicono tutto, spesso nascondono verità e chiavi di lettura fondamentali per capire gli equilibri di potere e dove sta finendo il calcio italiano. Dopo tanti tentativi, quest’anno è sbarcato in grande stile anche il più potente agente del calcio mondiale: il portoghese George Mendes. Tanto per capirci, il rappresentante, tra gli altri, di Cristiano Ronaldo e di José Mourinho. L’uomo che nelle ultime 48 ore di mercato ha chiuso, come consulente di club venditore e acquirente, il trasferimento di Mbappè dal Monaco al Paris St Germain per 180 milioni di euro. A lui, commissione minima del 10% lordo sull’importo. In tutto questo vortice di affari, Mendes ha trovato anche il tempo di mettere piede in Italia, prima diventando un buon consulente del nuovo Milan che si è subito affidato a lui per ingaggiare Andre Silva. Poi i rossoneri hanno provato a prendere sia Diego Costa che Renato Sanchez, entrambi assistiti da Mendes.
In parallelo, l’indomito Claudio Lotito, di fronte al muro eretto dal ribelle Keita che voleva solo la Juve, disposta a pagare il giusto per un giocatore col contratto in scadenza nel 2018, si è fatto togliere dai guai e dal rischio di perderlo a costo zero tra un anno, dall’onnipotente Jorge Mendes. Il portoghese ha convinto l’oligarca russo Rybolovlev, patron del Monaco, a prendere Keita per 30 milioni più 5 di bonus; un’esagerazione per la situazione contrattuale dell’attaccante. Ma come dire di no a uno che dopo un paio di giorni ti fa vendere Mbappè per 180 milioni dopo averti piazzato a cifre pazzesche in Premier giocatori suoi assistiti come Bernardo Siva quest’anno e Martial lo scorso a 50 milioni più 30 di bonus per lo United dove in panchina c’è guarda caso Mourinho? Intrecci su intrecci, perché ovviamente Mendes ha caldamente suggerito a Lotito di investire più di venti milioni su due potenziali talenti portoghesi da lui assistiti: Pedro Neto e Bruno Jordao; 16 e 19 anni. Con una percentuale di rivendita sui due, tra il 30 e il 40%. Il triangolo perfetto di Mendes è stato chiuso con l’arrivo alla Lazio di Nani dal Valencia per sostituire proprio Keita. E il club spagnolo, seppur non in maniera ufficiale è in orbita Mendes/Gestifute, il gruppo da lui fondato. La stagione scorsa, l’agente aveva “preso” la Bundesliga con la chiacchierata operazione Renato Sanchez al Bayern Monaco: 35 milioni più bonus spaventosi. Quest’anno ancora un trasferimento al Bayern: con l’arrivo di James Rodrigues dal Real Madrid. Prima di avvicinarsi al Milan, Mendes aveva addirittura provato a prenderlo, il Milan, rappresentando la proprietà della multinazionale cinese Fosun quando stava fallendo il piano del finanziere “mister B”. Poi, i cinesi di Fosun sono sbarcati in Premier League acquistando il Wolvherampton. Mendes mise subito sulla panchina un suo assistito: Walter Zenga, in verità durato poco. L’avvicinamento di Mendes al Milan fa dire a qualche gola profonda che conosce i giochi di potere che, attraverso Gestifute, l’agente portoghese avrebbe in qualche modo un link con il potente fondo statunitense Elliott, finanziatore del nuovo Milan e possibile prossimo padrone assoluto del club se mister Li non dovesse riuscire a pagare gli interessi. Direte: Cosa c’entra Fosun con Mendes? Semplice: la multinazionale cinese ha in pancia il 30% di Gestifute.
Il calcio italiano soffre di troppe lobby di potere che lo bloccano, la Lega calcio è commissariata e intanto arriva Mendes. Un bene o un male? I suoi detrattori sostengono che la sua capillare e raffinata politica di espansione rischierebbe addirittura di togliere credibilità a certi campionati e a certe gare internazionali dove spesso si confrontano squadre zeppe di suoi assistiti: in Valencia-Monaco di Champions League c’erano ben 19 suoi tesserati tra calciatori, allenatori e dirigenti. In Portogallo, quando si affrontano il Rio Ave, definito da Eurosport il Mendes Fc e lo Sporting Braga (club dal quale arrivano i due giovani acquisti della Lazio), in molti lo definiscono il Derby Mendesiano. Insomma, tra mancanza di riforme a tutela delle nazionali e del prodotto calcio italiano e una Lega che arranca, rischiamo di far diventare il nostro campionato uno spezzatino vincolato alle abilità e agli interessi di Mendes. Dentro a questo scenario si è mosso più nell’ombra Mino Raiola, altro potente, ma meno sofisticato collega di Mendes, in rapporti di grande rispetto e non belligeranza con il portoghese: a parte il caso Donnarumma e l’aver scippato Insigne e Verratti agli agenti storici, Raiola non ha spostato pezzi grossi come lo scorso anno con Pogba allo United, club, guarda caso controllato da Mendes. Per questo, non fa certo impressione il buon lavoro di Alessandro Lucci, l’agente di riferimento del nuovo Milan, il regista dell’affare Bonucci. Giochi di potere che hanno per ora reso normale l’uomo del Miracolo Sivigliac Monchi alla Roma. Che, con Di Francesco, Defrel e l’ottimo Schick ha fatto un mercato quasi tutto dentro ai nostri confini, si dice, sotto la potente lente di Franco Baldini, il vero consulente di Pallotta che manovra ancora tutto da Londra, dove risiede.
REDAZIONE
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