"Lontano dalla vista di testimoni, la polizia mi getta violentemente a terra: mi ha picchiato. Uno di loro mi ha premuto il ginocchio contro la testa", comincia con queste parole la testimonianza rilasciata mediante un post pubblicato sul proprio account Instagram da Stephane Richi Omeonga, centrocampista sotto contratto con l'Ihud Bnei Sakhnin (squadra militante in Liga Leumit, seconda divisione del sistema calcistico israeliano) e ricordato in Italia per aver vestito le maglie di Avellino, Genoa e Pescara. Il calciatore, in viaggio su un aereo tra Roma e Tel Aviv nel giorno di Natale, ha raccontato di esser stato vittima della brutalità della polizia italiana: egli, dopo esser salito a bordo, è stato contattato da uno degli steward per un problema con i documenti; dopodiché gli è stato chiesto di scendere dall'aereo. Da lì in avanti, la situazione è (purtroppo) degenerata.


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“La polizia mi ha picchiato, trattato come un criminale”: la testimonianza di Omeonga
"Sono stato messo in una stanza grigia senza né cibo né acqua per diverse ore", il racconto da brividi di Omeonga
—"Sono stato portato in una vettura della polizia, e ammanettato come un criminale. Quando è arrivata l'ambulanza ero sotto shock e non sono riuscito a rispondere alle domande dei paramedici. - prosegue Omeonga -. "Dalla radio dell'auto della polizia ho sentito dire che andava tutto bene e che avevo rifiutato le cure mediche. Ma ciò è falso, ho chiesto loro di portarmi con loro in ambulanza. Ma sono stato poi messo in una stanza grigia senza né cibo né acqua e sono stato messo in uno stato di totale umiliazione per diverse ore. Dopo il mio rilascio ho saputo che un agente di polizia aveva presentato una denuncia contro di me per le lesioni causate durante l'arresto, ma io ero ammanettato. Finora non ho ricevuto nessuna giustificazione per il mio arresto. Come essere umano e come padre - conclude Omeonga - non tollero nessuna forma di discriminazione. Dobbiamo rimanere uniti e alzare la voce per educare coloro che ci circondano".
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